OREGON E WASHINGTON: LUNGO LA US101 ED OLTRE
Dopo il Grande Loop del profondo Sud, questa volta siamo volati all'estremo opposto degli Stati Uniti nel remoto Nord Ovest descrivendo un altro loop questa volta tra coste selvagge, vigneti, montagne e un assaggio di Canada. Ma partiamo...
Come anticipavo, atterrati a Seattle, ed avendo deciso a tavolino che la città non era per noi molto interessante, abbiamo levato le tende subito dopo il volo per un piccolo assaggio di Canada: Vancouver e Victoria. Lo ammetto, già il fatto che per andare da una e l'altra si prenda il traghetto me le rendeva simpatiche dato che sono una ferry addicted.
Quindi sì, Vancouver ci è piaciuta con l'eccezione dello skyline (la maggior parte dei grattacieli della city è orrendo!) e del cibo non sempre all'altezza delle aspettative. E Victoria? La definizione di città giardino le calza a pennello. In effetti i giardini sono strabilianti e non solo quelli pubblici ma anche, e forse soprattutto, quelli privati: mentre vagavo per le stradine attigue al nostro graziosissimo B&B mi domandavo se prima di dare la residenza in questa città non si debba fare un test sulle proprie abilità di giardiniere.
Dopo Victoria bye bye ed arrivederci Canada e prendiamo il traghetto che ci riporterà negli Stati Uniti e per l'esattezza nello stato di Washington per la prossima tappa del nostro viaggio che è l'Olympic National Park. Il parco è immenso e comprende laghi, foreste pluviali oltre che chilometri di costa e picchi montuosi. Girarlo tutto richiederebbe una intera vacanza e così facciamo un po' il Bigino visitando i "must to see".
Il traghetto da Victoria ci deposita a Port Angeles un piccolo paese con un bel lungo mare che è la porta d'accesso privilegiata per chi come noi è interessato a visitare l'Hurricane Ridge ed i suoi bei sentieri di montagna tanto famosi.

Altra attrazione dell'Olympic Park è la foresta pluviale (temperata, non tropicale!) che è un ecosistema complesso e delicato presente solo in alcune zone della terra a specifiche latitudini con altrettanto specifiche caratteristiche climatiche quali umidità e clima temperato. Camminare in queste foreste è come entrare in una dimensione senza tempo. Guardandovi intorno vedrete alberi fitti dai fusti altissimi ed al di sotto delle loro chiome, alla luce filtrata del sole, un mondo incantato completamente tappezzato da muschi e felci di ogni tipo e tonalità di verde e rovi di more in fiore. Anche la fauna è fiabesca: scoiattolini e cervi sbucheranno dal nulla qua e là durante il vostro girovagare.
Altro pezzo forte del parco Olimpico è indubbiamente la costa ma per raccontarvi questo incontro scusatemi, ma devo prendermi qualche riga in più ed aprire un nuovo capitolo.
La costa, soprattutto quella dell'Oregon, sarà la successiva ed apicale parte del viaggio in cui percorreremo da nord a sud la strada costiera US101 per quasi la sua interezza; ma il primo approccio l'abbiamo fatto nello stato di Washington dentro appunto l'Olympic National Park ed è stato a dir poco disarmante ed inaspettato...
Siamo in un inizio pomeriggio di piena estate e la strada che ci porta a Rialto Beach già qualche centinaio di metri prima incomincia a mostrare una fitta nebbiolina bassa. Arriviamo al parcheggio, dove mi aspetto macchine colorate, musica e gente vociante che gioca a palla o fa il bagno, ed invece troviamo un panorama in bianco e nero in cui l'unico rumore in lontananza è quello dell'oceano. La spiaggia non si vede, l'oceano non si vede. Si vedono solo centinaia di tronchi sbiancati dagli anni e dagli agenti atmosferici che accatastati ai piedi della spiaggia formano una barriera. Dopo un attimo di sgomento iniziamo a scavalcare la massa di tronchi e la vista è ancora più spiazzante: si scorge finalmente l'oceano e tra la nebbiolina bassa si intravedono i faraglioni. La spiaggia è lunghissima e disseminata dai tronchi bianchi, probabilmente della sovrastante foresta pluviale, ed in mezzo a questi si aggira qualche decina di persone che, nell'immensità della spiaggia, sembrano i pochi sopravvissuti ad un disastro. Non quello che mi aspettavo. Lo spettacolo è terribile e bellissimo allo stesso tempo. Camminando con difficoltà tra i ciottoli più o meno grandi che formano la spiaggia ne percorriamo un bel tratto e nel tragitto incrociamo altre persone, tutti in silenzio ed assorti, quasi fossimo in un luogo di culto. L'unico rumore è quello dell'oceano, anche lui quieto, in questa atmosfera rarefatta ed assurda in un pomeriggio di pieno agosto.
Come scopriremo nei giorni successivi, Rialto Beach con la sua bellezza selvaggia immersa in quello che sembra un eterno autunno non è una eccezione: Ruby Beach poco più a sud è esattamente la copia con la stessa atmosfera forse un po' meno cupa. Via via che la US101 si snoda verso Sud i panorami si ingentiliscono anche se la costa rimane sempre selvaggia, con gli onnipresenti faraglioni, ed il clima si fa meno rigido; la nebbia si dirada e l'atmosfera spettrale lascia posto ad una simil estate, anche se già da subito capisco che i costumi in valigia non li tirerò mai fuori.
Da non mancare per me è il tour da fare in una giornata dei Three Capes: Cape Meares con il suo faro ed il bel panorama, Cape Lookout con un sentiero mozzafiato a picco sulla costa ed infine Cape Kiwanda con una inaspettata enorme duna accatastata su una lingua rocciosa in riva alla spiaggia. Non perdetevi questa ultima tappa anche se siete stanchi: la scenografia è davvero inusuale e poi sarete gratificati da una cena fronte spiaggia da Pelican Brewing turistico ma inaspettatamente di gran livello e con Onion Rings da applauso.

Senza nulla togliere agli altri tratti di costa, il meglio per me si trova da Depoe Bay in giù. Il paesino si trova a metà costa lungo la US101 è piccolissimo ma ha l'indubbio vantaggio di essere proprio sul mare così, se affitterete un appartamentino, potrete rilassarvi sul balconcino a godervi il tramonto sull'oceano. Depoe Bay è anche una base strategica per visitare il vicino Cape Perpetua dove si trova il punto di osservazione più alto della costa dell'Oregon raggiungibile comodamente in macchina e, se siete fortunati, potrete avvistare le balene senza sorbirvi ore di barca. Poi, per i meno pigri, consiglio di percorre il bel sentiero che scende fino alla costa a godervi i giochi d'acqua dell'oceano tra le formazioni rocciose. Per una sosta sulla strada segnalo Nye Beach Cafè noi qui ci abbiamo fatto una ottima colazione con addirittura frutta fresca!
Dopo Cape Perpetua, continuando a guidare verso sud, si trovano le famosissime Oregon Dunes. Si tratta di dune piuttosto alte proprio a ridosso dell'oceano che percorrono la costa per un lunghissimo tratto. Noi abbiamo evitato tutte le attività più turistiche, come il giro con le moto, e abbiamo percorso il sentiero che le scavalla per sbucare sulla spiaggia.
Il trail si rivela bellissimo: si passa nel giro di minuti da alte dune di sabbia a vegetazione pluviale per poi sbucare all'improvviso in una una spiaggia stupenda, una delle più belle che abbia mai visto. La spiaggia è piatta larghissima ma soprattutto lunghissima da nord a sud non se ne vede la fine e non si scorge nessuno, ma davvero nessuno, a parte i gabbiani. La sabbia è compatta, il sole piacevolmente caldo e così camminiamo euforici della nostra scoperta e non vorremmo mai tornare indietro. Abbiamo l’impressione che potremmo camminare per giorni su questa spiaggia infinita e morirci, felici, e nessuno mai ci troverebbe.


Se avrete la forza di abbandonare per qualche ora questa oasi di pace e mare, a sud di Bandon, nella manciata di chilometri che restano delle coste dell'Oregon, si trova il S.H. Boardman Scenic Corridor che racchiude scorci panoramici mozzafiato e spiaggette più o meno segrete e vi spiazzerà per il loro susseguirsi a breve distanza; un po' come un gran finale dei fuochi d'artificio prima di arrivare al confine con la California.
Finita la costa arriva il momento di abbandonare la US101 per addentraci verso l'interno e visitare le altre "meraviglie dell'Oregon" così come vengono definite dalle guide turistiche. Da subito ci accorgiamo che inspiegabilmente, lasciando la costa il clima è nettamente migliore: le giornate sono soleggiate e la temperatura aumenta notevolmente.


Attraversata la vallata si arriva al vertice più a sud del Loop che è dato appunto dal Mount Hood un'altra delle "meraviglie" dello stato dell'Oregon. Alto quasi 3.500 metri è una rinomata stazione sciistica durante i mesi invernali e d'estate la zona è popolata dai tanti amanti della montagna per i suoi bellissimi sentieri, laghetti ed anche cascate. Non per nulla una delle più belle cascate dello stato, si trova proprio qui ed è la Tamanawas Fall.
L'infinity loop si chiude risalendo verso nord fino ad arrivare a Portland. Tutto il giro è in teoria fattibile in una giornata ma ovviamente, per poter godere con una certa calma di tutte le attrazioni lungo il percorso, richiede almeno due giorni pieni. Di sicuro, anche se a mio giudizio Portland non è così interessante per una visita, è utile come base di partenza od arrivo per chi vuole intraprendere questo interessantissimo Loop. Nel caso quindi vi troviate da queste parti vi segnalo Laurelhurst Market macelleria con ristorante annesso che offre un menù molto corto ed interessante, sicuramente diverso dalla solita steakhouse.
Ultima meravigliosa tappa sulla via di ritorno verso Seattle, è stata il Mount Rainer Park nello stato di Washington. Il Parco si è rivelato bellissimo, anzi stupendo, e sicuramente oltre ogni mia aspettativa. A dirla tutta credo che sia il luogo di montagna più bello che abbia mai visto ed i due giorni trascorsi qui sono volati via in un soffio con il rammarico di non averene almeno altri due avendo visto solo la parte Sud. Il parco infatti è molto esteso e comprende ben sette ingressi di cui alcuni aperti solo nei mesi estivi. Le zone più visitate del parco sono la zona di Sunrise ad est e la zona di Paradise a sud su cui noi ci siamo concentrati. Il nome Paradise non è stato dato a caso, la vegetazione ovunque è rigogliosa e già a pochissima distanza dal cancello d'ingresso il Trail of Shadows nella sua semplicità vi darà grandi emozioni come l'incontro ravvicinato con i cervi ormai senza paura dell'uomo.
E siamo alla fine del viaggio e l'aggettivo che sceglierei per sintetizzarlo è: inaspettato. Tutti i viaggi lo sono a loro modo; te li immagini mentre li studi e li organizzi ma poi, nella realtà, sono sempre un po' diversi da come te li hanno spacciati o come te li sei idealizzati. Ma questo è stato davvero molto inaspettato. Molto diverso da come era disegnato nella mia testa, basti pensare che nella mia valigia c'erano costumi e quello che avrei voluto era un piumino. Mi domando allora, mentre sono comodamente sul divano di casa a scrivere: inaspettato ma bello o inaspettato ma brutto? Direi sicuramente inaspettato ma bello, anzi per certi versi bellissimo, ma il pensiero che in piena estate bisogna avere a portata di mano il piumino e non le infradito mi fa venire una certa pelle d'oca...e non per il freddo...
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